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Total cost of ownership: perché è importante e come contenerlo

Come valutare al meglio il Total Cost of Ownership

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Il calcolo del total cost of ownership (TCO) è molto importante nella valutazione dell’impatto sul business di un nuovo strumento, macchinario o tecnologia. Si tratta di un’analisi cruciale anche nelle previsioni del ritorno sull’investimento.

Eppure, spesso è un passaggio trascurato dalle aziende in fase di trattativa con un potenziale fornitore.

In questo articolo, vedremo come calcolare il TCO e tutti i vantaggi che derivano dalla conoscenza di questo dato. Continuate la lettura per saperne di più!

Definizione di total cost of ownership (TCO)
Il total cost of ownership – abbreviato in TCO e in italiano traducibile come costo totale di proprietà – è un metodo di calcolo che include costi diretti e indiretti, per determinare il costo totale di un prodotto (o di un servizio) lungo tutto il suo ciclo di vita.

L’obiettivo di questa analisi è conoscere i costi reali che derivano dall’acquisto di un bene, andando oltre il prezzo offerto.

La definizione proposta da Bill Kirwin che, come analista presso Gartner, ha contribuito a sviluppare il modello di TCO relativo agli aspetti IT è la seguente:

“Il TCO rappresenta i costi totali per acquisto, utilizzo, gestione e dismissione di un asset, lungo tutto il suo ciclo di vita.”

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Vantaggi del calcolo del total cost of ownership

Conoscere il TCO è il primo ed essenziale passaggio per ridurlo, valorizzando gli investimenti e ottimizzando i costi aziendali.

Infatti, secondo un sondaggio realizzato da Deloitte, la riduzione del TCO è l’obiettivo numero uno per il 32% dei Direttori degli Acquisti intervistati.

Ecco una sintesi dei vantaggi che derivano dal calcolo del TCO:

  • offre maggiori opportunità di negoziazione con i potenziali fornitori
  • fornisce una guida per ottimizzare i costi diretti e indiretti
  • aiuta a ridurre gli sprechi e a migliorare la qualità
  • supporta le decisioni rispetto alla gestione delle Operations (interna o in outsourcing)
  • facilita il calcolo del ROI (ritorno di investimento) e del ROTI (ritorno del tempo investito)
  • aumenta il valore degli asset nel loro ciclo di vita

Si tratta dunque di un’operazione fondamentale per non farsi condizionare dal prezzo d’acquisto e prendere in esame il costo onnicomprensivo del sistema che si sta valutando, evitando di incorrere in spese elevate e non preventivate negli anni successivi.

Se ci si limita a prendere in considerazione solo l’importo indicato in un’offerta, il rischio di acquistare un prodotto che risulterà più costoso nel lungo periodo diventa molto alto.

Come è nato questo modello?

Alcuni studiosi fanno risalire la nascita del concetto del costo totale di proprietà all’era napoleonica: gli ingegneri militari di allora dovevano valutare l’efficienza delle armi analizzandone la durata e le eventuali riparazioni richieste nel ciclo di vita, oltre ad altri fattori di natura economica e strategica.

La formalizzazione dell’approccio al TCO è avvenuta invece alla fine degli anni ’90 da parte del Dipartimento della Difesa statunitense che aveva bisogno di un metodo strutturato per determinare i costi totali associati ai loro programmi.

Come spesso accade con le innovazioni in ambito militare, anche il TCO si è presto diffuso in altri ambiti organizzativi, nel contesto industriale ad esempio, per calcolare i costi di produzione e definire in modo più corretto i prezzi di vendita e i margini di profitto.

Se il TCO è un modello puramente economico, quello del total value of ownership definito da Gartner vuole andare oltre il calcolo dei costi totali, includendo i valori e vantaggi intangibili a disposizione dell’azienda che valuta l’investimento come, ad esempio, la sostenibilità.

Passiamo ora all’analisi degli elementi che compongono il TCO.

Come analizzare il total cost of ownership

I modelli per il calcolo del TCO possono variare a seconda del settore, ma anche dei prodotti e delle soluzioni che devono essere acquistate. Possono però essere individuati alcuni elementi che non dovrebbero mancare nell’analisi.

Il prezzo d’acquisto comprende il costo del prodotto definito dal fornitore e il suo margine di guadagno.

I termini di pagamento dovrebbero essere considerati nel computo, soprattutto nel caso in cui siano previsti degli incentivi o degli sgravi fiscal.

Tra i costi cosiddetti nascosti troviamo anche quelli che derivano dal mancato rispetto delle procedure di compliance o delle scadenze, che possono incidere sull’efficienza organizzativa.

I costi di montaggio, di imballaggio e le spese doganali sono compresi in quelli di trasporto? Anche questo controllo da parte dell’ufficio acquisti è necessario per valutare la totalità dell’investimento.

total cost of ownership

E a proposito, le stesse ore di lavoro del Procurement dovrebbero essere comprese nel calcolo. Per questa ragione, trovare un fornitore che sia un vero partner e affianchi l’azienda dalla fase di definizione dei bisogni e degli obiettivi di business fino alla firma dell’accordo è sempre più strategico.

Una volta attivato il servizio o ricevuto il prodotto, ci saranno dei costi da calcolare in termini di gestione del magazzino o di spazio da liberare per l’installazione.

Inoltre, occorre tenere in considerazione il deprezzamento: spesso, proprio come le automobili, i macchinari appena acquistati hanno già perso circa il 20% del loro valore (e alla fine del primo anno di vita si svaluteranno del 30%).

C’è però un aspetto positivo che riguarda l’ammortamento: se è vero che dal punto di vista contabile dopo un certo numero di anni la macchina non ha più valore, è altrettanto vero che viene mantenuto un valore produttivo che ripaga in termini di maggiore efficienza (anche energetica, oltre che produttiva).

La voce forse più conosciuta quando si parla di TCO è quella della manutenzione: quando non sono inclusi nell’accordo di acquisto, i pezzi di ricambio e le operazioni obbligatorie di revisione rischiano di incidere sui bilanci.

Ci sono poi i costi di esercizio, che comprendono i consumi – energetici, di acqua o di altre materie prime – e le ore di lavoro di chi programmerà, gestirà e utilizzerà lo strumento.

Infine, occorre prevedere e considerare quelli che saranno i costi di dismissione, soprattutto se si tratta di un macchinario, in termini di rivendita (laddove possibile), riciclo o smaltimento.

Focus sui sistemi di ispezione e controllo

I sistemi di ispezione e controllo integrati in linea verificano la qualità e la conformità agli standard normativi in diverse fasi di produzione e consentono di superare i limiti del controllo a campione, estendendo il monitoraggio al 100% dei prodotti o delle confezioni.

Parliamo ad esempio di metal detector e sistemi a raggi x per la rilevazione di contaminanti e l’espulsione automatica dei prodotti non conformi e di selezionatrici ponderali per la verifica del peso dei prodotti in linea di confezionamento.

guida sistemi di ispezione e controllo

Si tratta di soluzioni che possono contribuire non solo a migliorare la qualità e garantire il rispetto degli standard normativi, ma anche a rendere tutta la produzione più efficiente, grazie a una riduzione dei fermi linea dovuti a guasti o alla necessità di eseguire controlli a campione.

Ecco un pratico schema con i fattori da considerare nel calcolo del TCO dei sistemi di ispezione e controllo:

calcolo del total cost of ownership

Come avrete visto, il costo del macchinario è solo la punta dell’iceberg. Per evitare di trovarsi costretti ad affrontare spese impreviste, è fondamentale analizzare nel dettaglio cosa sia compreso nelle diverse offerte dei potenziali fornitori.

Ad esempio, la semplicità di utilizzo è un elemento chiave per eliminare i costi nascosti legati alle ore di lavoro dei dipendenti e agli errori che possono essere commessi, soprattutto quando diversi addetti si alternano nella linea su più turni.

I costi di formazione incidono sul totale dell’investimento, dunque è importante sapere entro quanto tempo gli operatori saranno autonomi nella gestione ordinaria dei macchinari.

Uno dei costi nascosti spesso trascurati è il reale consumo energetico, che non si limita all’energia richiesta per l’utilizzo di uno strumento, ma deve comprendere anche l’impatto sul consumo complessivo della linea produttiva. Il tema della maggiore sostenibilità energetica degli impianti ci conduce alle agevolazioni previste nell’ambito del progetto Transizione 4.0, che sono oggetto del prossimo paragrafo.

Transizione 4.0 (Industria 4.0 incentivi)

Il Ministero dello Sviluppo Economico ha rinominato il programma che prevedeva le agevolazioni Industria 4.0 in Transizione 4.0.

L’obiettivo resta quello di incentivare gli investimenti da parte delle imprese in strumenti funzionali alla trasformazione tecnologica e digitale dei processi produttivi.

L’incentivo è riconosciuto sotto forma di credito d’imposta e le condizioni sono consultabili nella sezione dedicata alla transizione 4.0 del sito del Mise.


Conoscere la differenza fra il prezzo d’acquisto e il TCO è fondamentale per considerare un’offerta nella sua interezza e valutare più offerte nel modo corretto.

Affidarsi a un partner che metta a disposizione esperienza e competenze tecniche permette non solo di essere conformi alle normative vigenti in termini di qualità e sicurezza, ma anche di ottenere una maggiore efficienza, incrementando il ritorno sugli investimenti.

Scoprite il valore aggiunto della proposta di nimax, prenotando una consulenza gratuita!

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